Le mire cinesi in Africa e America Latina

China FilesSat, May 27, 8:07 AM
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La newsletter della domenica di China Files Buongiorno, la scheda della settimana si concentra sui rapporti tra la Cina ei paesi dell'Africa e dell'America Latina, dove risiedono le principali
Le mire cinesi in Africa e America Latina
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Buongiorno,


la scheda della settimana si concentra sui rapporti tra la Cina e i paesi dell’Africa e dell’America Latina, dove risiedono le principali riserve mondiali di alcuni tra i minerali più preziosi al mondo, come cobalto e litio. Ne parla la direttrice di China Files, Alessandra Colarizi (per approfondire il tema delle relazioni tra la Repubblica popolare e i paesi africani c’è anche il suo libro “Africa Rossa”: si può acquistare qui).


  • La settimana si è aperta con le conseguenze prodotte dal vertice dei leader del G7, che si è tenuto a Hiroshima, in Giappone, dal 19 al 21 maggio. I paesi del gruppo hanno rilasciato una dichiarazione congiunta nella quale hanno criticato la Cina su vari temi, chiedendo inoltre la risoluzione “pacifica” dei problemi con Taiwan. La Repubblica popolare ha risposto parlando di “ingerenze” nei suoi affari interni e convocando l’ambasciatore giapponese a Pechino.

  • A proposito di ambasciatori, la Cina ha nominato Xie Feng come nuovo capo della sua rappresentanza diplomatica negli Stati Uniti.

  • Attendendo il “disgelo” pronosticato dal presidente americano Joe Biden, Pechino e Washington hanno ripreso il dialogo commerciale. Giovedì 25 il ministro del Commercio cinese Wang Wentao ha incontrato la sua omologa americana Gina Raimondo nella capitale statunitense, per dei dialoghi definiti “costruttivi”. Venerdì Wang ha poi parlato anche con Katerine Tai, rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti.

  • Intanto, però, la Cyberspace Administration of China (CAC) ha vietato agli operatori cinesi in infrastrutture critiche di utilizzare i chip prodotti dall’americana Micron Technology adducendo “rischi per la sicurezza”. E la base militare degli Stati Uniti a Guam è stata minacciata dagli hacker cinesi.

  • Rapporti Cina-Russia. Mosca ha arrestato con l’accusa di tradimento tre ricercatori nel ramo della tecnologia missilistica ipersonica per aver passato dei documenti segreti a dei colleghi cinesi, nel 2017. Nel frattempo, il premier russo Mikhail Mishustin si è recato in Cina per una visita di due giorni, durante la quale ha incontrato anche Xi Jinping. Venerdì c’è stato inoltre un faccia a faccia a Mosca tra Li Hui, rappresentante speciale della Repubblica popolare per gli affari euroasiatici (e incaricato di imbastire un dialogo sulla guerra in Ucraina), e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.

  • Le altre notizie dalla Cina. La Repubblica popolare ha superato il Giappone come principale paese esportatore di auto nel primo trimestre del 2023. Xi ha invocato la costruzione di “un nuovo Tibet socialista” e ha citato Mao Zedong per promuovere la campagna di studio sulla sua dottrina politica. Nel 2023 gli investimenti nell’energia solare saranno più alti di quelli nei combustibili fossili. I lavoratori cinesi scioperano sempre di più.

  • Sul tema lavoro, nell’ultima puntata di Gig-ology Vittoria Mazzieri ha illustrato il contesto attorno a un dato preoccupante: il tasso di disoccupazione giovanile in Cina ha superato il 20%.

  • L’Organizzazione mondiale della sanità ha (nuovamente) respinto la richiesta di Taiwan di partecipare all’assemblea annuale dell’organizzazione in qualità di osservatore. Per le ultime notizie da Taipei e dintorni c’è come sempre Taiwan Files del direttore di China Files, Lorenzo Lamperti. Si legge qui.

  • Gli Stati Uniti hanno firmato un accordo sulla sicurezza con la Papua Nuova Guinea: è importante perché rientra nell’ottica di contrasto all’espansione cinese nel Pacifico. Dopo il G7, anche il primo ministro indiano Narendra Modi ha fatto visita al paese insulare, prima di recarsi in Australia.

  • Corea del Sud. Il presidente Yoon Suk-yeol ha incontrato a Seul la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Il 25 maggio sono iniziate nuove esercitazioni congiunte tra Seul e gli Washington, e secondo il Wall Street Journal centinaia di migliaia di proiettili di artiglieria prodotti in Corea del Sud sarebbero arrivati in Ucraina attraverso gli Stati Uniti.

  • In Asia. Alessandra Colarizi ha parlato dei progetti cinesi (economici e non solo) in Asia centrale. In Thailandia il Move Forward, il partito progressista arrivato primo alle elezioni, ha raggiunto un accordo con una serie di altri partiti per la bozza del programma di governo della futura coalizione (formata sulla carta). L’opposizione ha vinto le elezioni parlamentari anche a Timor Est. In Pakistan si è protestato contro la decisione dell’India di organizzare un vertice del G20 (di cui è presidente annuale) in Kashmir, a settembre.

  • Libri. Terra dei grandi numeri” è l’esordio letterario di Te-Ping Chen, corrispondente del Wall Street Journal da Hong Kong e Pechino. Si tratta di una raccolta di dieci racconti sulla contemporaneità cinese nelle sue diverse sfaccettature. Lo ha recensito Linda Zuccolotto. Alessandra Colarizi ha invece raccontatoLa città indelebile” di Louisa Lim: un secolo e mezzo di storia di Hong Kong “a metà tra il memoir e il racconto giornalistico”.

  • Cinema. Martina Bucolo ha guardato per noi “Full River Red” (满江红), film del regista e sceneggiatore Zhang Yimou. “Due ore prima dell’alba, viene scoperto un cadavere. È quello di un delegato della dinastia Jin. La lettera che portava con sé, dal contenuto confidenziale, è sparita. Seguono frenetiche ricerche, interrogatori e torture corporali, in un intreccio di comicità e caccia all’assassino”. 

  • Musica. Nella rubrica Spartiti Rossi, Stefano Capolongo ha parlato dell’ultima fatica dei Nanqing, giovane band dell’Henan. L’album si chiama “Sancai Boy” (散财童子).

Il presidente della Repubblica democratica del Congo, Felix Tshisekedi, cammina a fianco di Xi Jinping durante la cerimonia di benvenuto alla Grande Sala del Popolo a Pechino, il 26 maggio (Bloomberg).



Cobalto e litio, le mire cinesi in Africa e America Latina


Il 24 maggio è cominciata la visita di Felix Tshisekedi in Cina. Il presidente della Repubblica democratica del Congo (RdC) - preceduto pochi giorni fa dall’omologo eritreo - è stato accolto da Xi Jinping nella Grande sala del popolo. Il leader cinese ha ricordato come “la Cina è stata il primo partner commerciale e la principale fonte di investimento” per il Paese africano, con cui vuole rafforzare la cooperazione nei settori energetico, agricolo, manifatturiero, sanitario, digitale nonché delle attività estrattive. I due leader hanno stabilito di elevare le relazioni bilaterali a “ partenariato strategico di cooperazione comprensiva". Ma, aldilà degli annunci ufficiali, non è un mistero che Tshisekedi sia andato a Pechino soprattutto per rinegoziare gli accordi minerari stipulati nel 2008 dal predecessore Joseph Kabila. Le trattative procedono “meravigliosamente” ha dichiarato ai media un funzionario della delegazione congolese.


Ombre cinesi sulle miniere del Congo


Secondo Darton Commodities, nel 2021 la RdC ha prodotto il 72% del cobalto mondiale, un ingrediente chiave utilizzato nella fabbricazione di batterie per auto elettriche e vari dispositivi elettronici. La RdC è anche il primo produttore di rame dell’Africa, e ospita il 70% delle riserve mondiali di coltan, minerale fondamentale per l’industria di telefoni cellulari e computer. Presente nel Paese da anni, la Cina controlla ormai 15 delle 19 miniere di cobalto più importanti della RdC, tanto che il 90% dell’export del metallo si stima finisca oltre la Grande Muraglia, dove viene raffinato circa l’80% del totale di quanto estratto nel Paese africano. 


Due sono gli accordi nel mirino delle autorità congolesi: 

  • quello che coinvolge il gigante minerario China Molybdenum Company nella miniera di rame e cobalto di Tenke Fungurume, rinegoziato ad aprile.

  • quello che riguarda la joint venture Sicomines tra la società mineraria statale congolese Gécamines e le cinesi Sinohydro e China Railway.

Questo secondo prevedeva un investimento di 6 miliardi di dollari, di cui tre per l’estrazione di rame e cobalto e altri tre per la realizzazione di strade, ospedali e altre infrastrutture. Ad oggi però sono stati spesi solo 800 milioni di dollari nei progetti costruttivi. 


Cosa chiede Tshisekedi?


Il governo congolese ritiene che quanto costruito dalle aziende cinesi non corrisponda al valore dei minerali estratti, di molto superiore. Secondo Reuters, durante la sua permanenza a Pechino Tshisekedi chiederà di alzare la quota del governo nella joint venture Sicomines al 70% rispetto all’attuale 32%. Nello specifico, le autorità di Kinshasa sottolineano inoltre come l’accordo con la Cina fosse sottostimato fin dall'inizio, perché prevede investimenti per 6 miliardi di dollari laddove le riserve presso il sito valevano 90 miliardi di dollari al momento della firma.


Non solo cobalto


Secondo i dati raccolti da Rystad e Benchmark, negli ultimi due anni, le aziende cinesi hanno speso 4,5 miliardi di dollari per acquisire quote di partecipazioni in quasi 20 miniere di litio, la maggior parte delle quali situate in America Latina e Africa. 


La Cina ha alcuni assi nella manica:

  • Come spiega il Wall Street Journal,i paesi in via di sviluppo spesso preferiscono collaborare con aziende cinesi che di solito sono anche impegnate nella lavorazione, raffinazione o produzione di batterie. Questo le rende inclini a garantire un approvvigionamento stabile di materia prima anziché limitarsi a estrarla a basso costo e venderla a caro prezzo. Così facendo possono garantire ai paesi ospitanti un flusso costante di reddito”.


  • Le aziende cinesi presentano i propri investimenti come aiuti allo sviluppo: Sinomine Resource Group, che ha acquisito una miniera di litio in Zimbabwe per 180 milioni di dollari, ad esempio, ha promesso di creare oltre 1.000 nuovi posti di lavoro e di migliorare le infrastrutture locali come elettricità, strade e ponti.


  • Le compagnie cinesi sono inoltre disposte a investire in Paese considerati rischiosi dai competitor occidentali. Proprio lo Zimbabwe - da circa vent'anni sotto sanzioni di Stati Uniti e Ue - ha visto progressivamente una massiccia ritirata dei capitali occidentali, a vantaggio della Cina. 



Qualche difficoltà all’orizzonte


Il Cile, terzo paese per riserve mondiali di litio, ha introdotto un piano di nazionalizzazione secondo il quale tutti i nuovi progetti estrattivi e di raffinazione dell’oro bianco dovranno avvenire nell’ambito di partnership pubblico-private, gestite dallo Stato. Seppur i contratti esistenti non verranno vietati, molti verranno rinegoziati. A questo proposito il Global Times recentemente scriveva che “Chile's lithium nationalization plan may have negative impact on China's supply”. Altri Paesi, come lo Zimbabwe, stanno invece puntando sulla localizzazione dei processi di raffinazione; quelli che generano maggiori profitti per la popolazione locale e che la Cina attualmente controlla per il 65% dello share globale. 



di Alessandra Colarizi

  • Alessandra Colarizi ha parlato dei rapporti Cina-Africa anche a Radio 3 Mondo, giovedì 25 maggio (dal minuto 5:50).

  • Per saperne di più su Xie Feng, il nuovo ambasciatore cinese negli Stati Uniti, e sugli ultimi sviluppi nei rapporti tra Pechino e Washignton, si può ascoltare qui Lorenzo Lamperti al radiogiornale di RSI (dal minuto 12:00).

  • Il 30 maggio Lorenzo Lamperti partecipa al webinar di Intarget per parlare dei rapporti tra Cina e occidente (Italia compresa). Qui per maggiori informazioni.

  • Qui il link per registrarsi a un webinar del 30 maggio, organizzato dal think tank americano Stimons Center, incentrato sulle modalità con cui il governo di unità nazional (NUG) del Myanmar sta raccogliendo fondi per combattere la giunta militare golpista guidata dal generale Ming Aung Hlaing.


  • Dal 6 maggio al 4 giugno il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino ospita Sonic Blossom, la performance partecipativa dell’artista taiwanese-americano Lee Mingwei. Per cinque settimane nelle sale del museo si avvicenderanno sette cantanti della Scuola di musica vocale da camera di Erik Battaglia del Conservatorio “Giuseppe Verdi”. Per conoscere tutti i dettagli, qui. Lo spettacolo è parte dell’evoluzione della mostra Buddha10. Frammenti, derive e rifrazioni dell’immaginario visivo buddhista.

  • Sempre al MAO sabato 3 giugno alle 16.30 si tiene FERRO/MARTE - Azione, dinamismo, realizzazione, una visita guidata alla collezione giapponese del museo: paraventi e dipinti, statue e oggetti in lacca, con un focus sulle celebri armature dei samurai. In collaborazione con l’Orchestra Filarmonica di Torino. Qui tutte le informazioni.


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